25 novembre - di Raffaella De Stefano

 


Il 25 novembre rappresenta una ricorrenza importante che, nell'obiettivo di eliminare qualsiasi forma di violenza nella piena affermazione dei diritti di tutti gli esseri umani, pone l’attenzione sul fenomeno della violenza contro le donne. 

Questa data fu scelta per commemorare le "Sorelle Mirabal", tre donne uccise il 25 novembre del 1960 nella Repubblica Dominicana per essersi opposte alla dittatura di Rafael Trujillo, presidente che aveva governato il paese centroamericano dal 1930 al 1961.

Scrivere una riflessione nel giorno in cui tutto il mondo celebra la giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne non è facile. Non lo è soprattutto perché è difficile distaccarsi da un argomento così “delicato” cercando di non far trasparire malessere per l’incapacità della nostra società di contrastare qualsiasi tipo di violenza.  Purtroppo il germe della violenza si è fatto strada in maniera predominante anche nello svolgersi delle relazioni tra le persone nei luoghi di aggregazione in generale. 

La violenza contro le donne ha molteplici forme e sembra non conoscere confini, dovrebbe essere tra le priorità urgenti dell’agenda politica del Paese, ancora arretrato sul piano dei diritti delle Donne. 

Ogni anno assistiamo al bilancio drammatico di quelle che sono le vittime di femminicidio. Troppi sono i fatti di cronaca che leggiamo dai giornali, l’ultimo dei quali risale a 5 giorni fa. 

Il bilancio provvisorio di quest’anno in Italia conta 57 vittime di femminicidio. La violenza sulle donne avviene ogni giorno, dentro e fuori le mura domestiche in maniera trasversale, in ogni classe sociale, età o cultura, un fenomeno che, soprattutto durante il lockdown, ha registrato uno spaventoso aumento. Esso può riguardare tutte noi e a tutte può appartenere un comune sentimento di vergogna che ci blocca e non ci permette di chiedere aiuto per fermare la situazione.

Quando parliamo di violenza contro le donne non intendiamo solo la violenza fisica e sessuale: un qualunque comportamento che limiti le libertà di un’altra persona è considerabile come violenza, esiste un limite invalicabile da parte di chiunque, bisogna capire che dove c’è violenza non può esserci amore. 

L’unico modo per porre fine alla violenza è quello di denunciare ed è compito dello Stato rimuovere le diseguaglianze e creare le condizioni materiali che permettano ad una Donna di sentirsi libera, di essere ciò che vuole essere o diventare senza essere punita per voler esercitare la sua libertà.  

Sono le Istituzioni ai vari livelli a doversi mettere in prima linea, a combattere le varie forme di violenza predisponendo tutti gli strumenti necessari per dare un chiaro e inequivoco segnale.

Non ci sono più alibi e serve un impegno effettivo altrimenti il 25 novembre si spenderanno parole al vento.  E allora non possiamo stare a guardare e dobbiamo continuare a lottare, tutti i giorni, fuori e dentro le Istituzioni, affinché le donne non siano lasciate sole, affinché siano sempre meno le donne vittima di violenze e maltrattamenti. Perché se ci fermassimo, se ci arrendessimo di fronte alle continue brutte notizie che riceviamo ogni giorno, celebrare il 25 novembre sarebbe inutile.

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