Montalcino e il suo Brunello - di Rachele Bernardo


Un’unica collina ricoperta da boschi, vigneti e uliveti compone il territorio Montalcinese, di tale grande bellezza d’esser parte del Patrimonio dell’umanità Unesco. 

Prima di tutto questo luogo appartiene alla sua gente, a coloro che hanno creduto alla vocazione agricola di queste terre da centinaia di anni.


Il Comune di Montalcino, roccaforte inespugnabile, protetta da mura e da una grande fortezza, padroneggia la Val D’Orcia dalla cima della collina, affacciandosi con sguardo protettivo sulle coltivazioni che si estendono da ogni lato, fino ai confini naturali dati dai fiumi Ombrone, Asso e Orcia.


Non dista molto dal mare e fruisce di un clima mediterraneo e asciutto, ma anche continentale per la sua vicinanza alla catena montuosa degli Appennini. 

La ricchezza dei suoli la si deve alla molteplicità degli ambienti pedoclimatici formatesi nelle diverse ere geologiche. 

Terreni più sciolti nelle zone più basse, generatosi dal trasporti di detriti, con uno strato profondo che si riduce nella salita dei pendii, dove lo scheletro del suolo trae origine dalla decomposizione di rocce originarie, in particolare galestro ed alberese. 


Il lavoro dei viticoltori nelle vigne di Sangiovese si unisce a queste specifiche caratteristiche del territorio e determina la grande qualità del Brunello di Montalcino. 

Ritrovamenti archeologici di epoca etrusca, attestano la sua antichissima vocazione alla produzione del vino, che diventò Brunello di Montalcino nell’Ottocento grazie al lavoro di alcuni agricoltori montalcinesi che sperimentarono la produzione di un vino rosso con le uve di una vite chiamata “Brunello” o “Brunellino”, identificata poi come una varietà del Sangiovese. Un’uva pregiata, capace di produrre vini che sfidano il tempo.


Gli si attribuì la denominazione di origine nel 1966 e nel 1980 diventò la prima Denominazione di Origine Controllata e Garantita DOCG. Da quel momento il Brunello iniziò a conquistare il mercato mondiale anche attraverso una crescita del numero delle cantine, le quali si attrezzarono per ricevere visite da ogni parte del mondo, dando inizio al turismo del vino italiano. 


Finita l’epoca in cui il Brunello era considerato una rarità per pochi intenditori, si è arrivati a considerare questo vino come simbolo mondiale del migliore made in Italy. 

Come ben dice qualche saggio produttore di Montalcino: bisogna coltivare delle buone uve, produrre un buon vino e far sì che si conosca! 

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